lunedì 27 ottobre 2008

L'0mbra del vento -


Salve a tutti dalla vostra Silvia!!! Eccoci di nuovo nell'angolo della letteratura in compagnia della vostra reporter preferita!!! ^_^ Oggi voglio parlarvi di libro scarsamente pubblicizzato ma diventato famoso grazie al passaparola dei lettori...sto parlando de "L'ombra del vento" di Carlos Ruiz Zafon. Sicuramente ne avrete sentito parlare, ma che ne dite di approfondirne la vostra conoscenza con me? E allora via!!!

La storia comincia quando Daniel Sempere, il protagonista e la principale voce narrativa del romanzo, si sveglia all'alba del suo undicesimo compleanno angosciato perché non riesce a ricordare il volto della madre morta anni addietro. Per distrarlo il padre, un libraio antiquario, lo porta in uno splendido luogo di borgesiana memoria, il Cimitero dei libri dimenticati, una labirintica e "gigantesca biblioteca dalle geometrie impossibili" nella quale i bibliofili della città raccolgono le opere altrimenti destinate a perdersi nell'oblio. Lì, secondo tradizione, il padre invita Daniel ad adottare uno dei libri e a promettere di averne cura per tutta la vita.


La scelta di Daniel ricade su un volume intitolato proprio "L'ombra del vento" di un autore sconosciuto, Julián Carax. Il romanzo entusiasma Daniel e lo spinge a cercare altri libri dello scrittore. Scopre così che quella in suo possesso potrebbe essere l'unica copia sopravvissuta di tutte le opere di Carax perché da anni un uomo sfigurato dal fuoco che si presenta col nome di Laín Coubert, il personaggio del demonio nel romanzo di Julián, brucia sistematicamente i libri dello scrittore. Intrigato dal mistero che aleggia intorno all'autore, Daniel inizia un'indagine destinata a protrarsi dieci anni durante i quali ricompone i frammenti di un'esistenza segnata da un'infanzia infelice, intricate vicende familiari, amori fatali, violenza e omicidi. Come ogni Sherloch Holmes che si rispetti, Daniel ha un suo Watson: Fermín Romero de Torres, un vagabondo coltissimo che afferma di essere stato un agente repubblicano e che il ragazzo riscatta da una vita di strada e di alcol assoldandolo come cercalibri per la bottega del padre.


Ma lasciamo perdere la trama,altrimenti va a finire che ve la racconto tutta, e passiamo ad un'analisi più critica dell'opora. "L'ombra del vento", prima ancora che un romanzo poliziesco, sentimentale, storico o gotico, è una celebrazione della letteratura, una rappresentazione dei legami fra arte e vita; il libro di Carax, infatti, segna il destino del protagonista e gli permette di ritrovare se stesso e quindi il volto perduto della madre. Il romanzo è soprattutto una celebrazione della lettura e della sua capacità di infondere vita alle cose e agli uomini: Daniel, con il suo amore autentico per il libro di Julián, dona nuova vita all'opera e al suo autore che, come si legge nel testo, "viveva nei suoi libri", aveva riposto la propria anima nelle sue storie. Carax-Coubert cessa di distruggere i propri romanzi e di autodistruggersi quando si rende conto che l'ultimo esemplare esistente appartiene un ragazzino che nutre per lui e per la sua opera un interesse puro, estraneo a qualsiasi proposito commerciale. Il successo del romanzo decretato essenzialmente dal passaparola dei lettori sembra rendere omaggio a uno dei motivi del testo.


Che ve ne pare?Anche vi ho presentato un libro interessante eh? Mi raccomando leggetelo e fatemi sapere che cosa ne pensate!!!

P.S. A breve uscirà in libreria l'ultimo lavoro di quest'autore...che cosa aspettate?Andate a comprarlo!!!Dal canto mio,farò lo stesso e vi farò sapere cosa ne penso.

Un saluto dal mio angolo della letteratura.Ci vediamo presto(anzi,prestissimo^_^)

Silvia

venerdì 24 ottobre 2008

Presagio Triste - Banana Yoshimoto


Salve a tutti! Qui è la vostra inviata dal mondo della letteratura Silvia che vi parla!!!

Seguendo la scia degli articoli pubblicati ultimamente sui manga,ho deciso di parlarvi di un libro di stampo giapponese. Si tratta dell'ormai celebre autrice Banana Yoshimoto, famosa in Italia per il suo stile fresco e innovativo.

Ma bando alle ciance!Partiamo subito con la presentazione del libro!!! (Non l'ho ancora detto, ma si intitola Presagio Triste....^_^)


Protagonista di questo breve romanzo è la giovane Yayoi. A guardarla da fuori sembra una ragazza come molte altre,anzi,una fra le più fortunate:famiglia unita e felice,bella casa,giardino ben curato,abiti sempre perfettamente lindi e stirati...eppure c'è qualcosa che la inquieta. Forse è la sua sensibilità paranormale che le fa percepire delle presenze invisibili? O forse è l'assenza di ricordi delle sua infanzia,stranamente rimossa dalla sua memoria, a farla sentire così inquieta? Un "triste presagio" si insinua quindi nella sua vita,ma provocato da cosa? E soprattutto dove cercare le risposte? la sua sensibolità paranormale la spinge verso un mondo,una casa completamente diversa dalla sua:buia,sporca,disordinata,dove dimora una sua zia,una donna sola, sui trent'anni,dall'aria trasandata e triste,temprta dalle dure vicnde della vita.

Come ho gia accennato prima, Banana Yoshimoto è ormai famosissima in Italia e ho pensato di proporvi questo libro poichè presenta tutti i temi sviluppati dall'autrice nei suoi racconti. Il sapore particolare del suo stile,con la combinazione di ingenuità e sicurezza che si ritrova nei suoi libri è gia nella disinvoltura con cui manipola i generi e presenta i colpi di scena senza temere di cadere nel melodramma,anzi giocando a sfiorarlo con libertà e professionalità. é come se in lei l'istinto avesse assunto l'aspetto dell'esperienza e guidasse con mano sicura la scelta dei tempi,il disegno dei personaggi,il grado della teperatura emotiva,mentre l'atteggiamento verso la vita conserva ancora qualcosa di infantile,quasi di chi cerca di familiarizzare con la realtà attrverso la finzione(come fanno i bambini con le fiabe). Nasce proprio da questo la forza singolare con cui i libri della Yoshimoto si contrappongono ad opere di maggiore spessore e complessità.


Allora? Che ne dite? Vi ho fatto venire voglia di avvicinarvi aquesta autrice così originale? Spero di si. Ci vediamo alla prossima recenzione...baci,baci
Silvia

giovedì 23 ottobre 2008

Love-Berrish!

Buona giornata a tutti coloro che avranno il piacere di entrare nel blog dei NOMADI DELLA LETTERATURA!

Io sono Teresa e, come gli altri miei colleghi, vi guiderò in questo mondo che quasi sempre tra i banchi di scuola sembra noioso ma che poi si rivela un mondo pieno di storie molto vicine a noi.

In questi tempi mi sono appassionata al mondo dei manga giapponesi (e qui un grazie va alle mie amiche!) e proprio ieri ne ho acquistato uno nuovo; il titolo è ”Love-berrish”, della scrittrice Nana Haruta e l’uscita è mensile..quindi mi prenderò la briga di informarvi ad ogni uscita sull’andamento del manga! Spero siate contenti...


Questa è la copertina del primo volume..mi ha colpito in modo particolare e quindi l’ho acquistato..
Il primo volume comincia con l’entrata al liceo della protagonista 15enne Yuya Fukushima.
Il liceo in Giappone non è proprio come in Italia, visto che comporta anche dormire lì.. e a Yuya inizialmente farà piacere ma, quando scoprirà che il suo dormitorio, chiamato “Il Lampone” è misto e che per di più in quel dormitorio ci sono tutti i ragazzi cacciati dagli altri per atti vandalici o per aver infastidito, all’inizio cercherà in tutti i modi di andar via da lì ma poi si accorge di un bel ragazzo, Azusa, moro e solare che si trova lì nel suo stesso dormitorio e cambia idea.
La sua cotta è duramente contrastata da un altro ragazzo,Nagisa, biondo e misterioso che trova risse dappertutto (ancora però non si è capito bene il perché contrasti questa cotta)…
Inoltre Yuya scopre che prima del suo arrivo lì al liceo, Nagisa, Azusa e Ame, una delle ragazze più affascinanti che alloggia lì a “Il Lampone” , erano amici per la pelle e che d’improvviso però hanno rotto quest’amicizia…


Di più non so dirvi cari amici, poiché il primo volume si interrompe così.. Appena comprerò il secondo volume (esce il 23 ottobre) vi aggiornerò.

Spero vi abbia fatto piacere!
Ora vi lascio!

Bacioni a tutti e a presto dalla vostra amica nomade della Letteratura Teresa!!!!!

martedì 21 ottobre 2008

"Lo fatal" di Rubén Darìo

Continua il nostro viaggio nel labirinto della letteratura. Ad accompagnarvi, adesso, è Cristina, che vi farà scoprire una poesia fatale in tutti i sensi, e vi farà conoscere colui che l'ha scritta, Rubén Darìo.

LO FATAL
Dichoso el arbol que es apenas sensitivo,
y más la piedra dura porque esa ya no siente,

pues no hay dolor mas grande
que el dolor de ser vivo,
ni mayor pesadumbre
que la vida consciente.

Ser y no saber nada,
y ser sin rumbo cierto,
y el temor de haber sido
y un futuro terror...
y el espanto seguro de estar mañana muerto,
y luchar por la vida,

y por la sombra,
y por lo que no conocemos
y apenas sospechamos,
y la carne que tienta
con sus frescos racimos,
y la tumba que aguarda

con sus funebres ramos,

¡ y no saber a donde vamos

ni de donde venimos... !



FATALE
Fortunato l'albero che è appena sensibile,
e di più la pietra dura, perché questa non sente,
poi non c'è dolore più grande
che il dolore di essere vivo,
né maggiore mortificazione
che la vita cosciente.

Essere e non sapere niente,
ed essere senza direzione certa,
e il timore di avere fatto,
e un terrore di futuro...
e l'orrore sicuro di stare morto la mattina,
e soffrire per la vita,
e per l'ombra,
e per quello che noi conosciamo
e appena sospettiamo,
e la carne che tenta
con i suoi freschi grappoli,
e la tomba che guarda
con i suoi funebri rami,

¡ e non sapere dove andiamo,
né dove veniamo... !

Rubén Darìo è un poeta spagnolo dell'inizio del Novecento. Nasce a Nicaragua ed è un poeta modernista, un giornalista e un diplomatico. Nell’arco della sua vita troviamo 3 tappe fondamentali.
La prima tappa si chiama “azzurro”. Il poeta si trova in Cile e lì ha una forte influenza francese.
Nella seconda tappa sta in Argentina e scrive prose profane nel 1896. In questo periodo disse:
“Yo detesto la vida y el tiempo en el que me tocò nacer, y también mi esposa ed de mi tierra, mi querida de Paris; tantos milliones de hombres habberemos inglés” ovvero “Detesto la vita e il tempo nel quale mi toccò nascere, e anche la mia sposa è della mia terra, la mia cara Parigi; tanti milioni di uomini parleranno inglese”. Con questa frase si può capire che il poeta ha il timore per gli Stati Uniti.
Nella terza ed ultima tappa, il poeta si trova in Spagna nel 1905. Questo è l’anno in cui il poeta morì e, sempre in quest’anno, scrisse “Cantos de vida y esperanza”, dove si incontrano temi importantissimi come la riflessione sopra l’autunno della vita, la malinconia, preoccupazione per il destino dell’uomo, e preoccupazioni filosofiche.

Questa poesia, “Lo fatal”, fa parte dell’ultima tappa dei “Cantos de vida y esperanza”. Questo sonetto è composto da quattro strofe, due quartine, una terzina e un distico (questo si chiama “soneto incabado”).
Il tema principale di questa poesia è il problema esistenziale sviluppatasi nella generazione del ’98. Nella generazione del ’98 vi è il modernismo, che è un movimento che nasce verso la fine del XIX secolo in Hispano America. Nel modernismo si è concentrato diversi movimenti come: il simbolismo, l’ estetismo, il parnassianismo e l’escapismo. Rubén Darìo fa parte di questo movimento perché si concentra sull’escapismo, che è una nuova corrente che tratta di scappare dalla realtà rifugiandosi nell’Oriente e nell’esotico. Importante, nella sue poesie, sono i riferimenti della mitologia greca come la presenza di stagni e di cigni che si ritrova fondamentalmente in un’altra poesia “Era un aire suave”.
In questo periodo, come lo si può vedere in queste poesie, soprattutto in “Lo fatal”, si concentra il tema esistenziale. L’uomo si sente disperso, in crisi, risente il bisogno di rifugiarsi, di chiudersi in un altro mondo. Non ha più credenze in niente, forse nella morte, in contrasto con la vita. Forse l’unico modo che ha l’uomo per esprimersi è chiudersi in questo modo oscuro per affermare il dolore e la crisi che ha dentro e che prova.

lunedì 20 ottobre 2008

Hanajori Dango... meglio i ragazzi che i fiori

Un ciaoooo a tutti gli amanti della letteratura e in particolar modo agli appassionati del genere manga...Ebbene si, io, Ida, una dei tanti nomadi della letteratura, vi accompagnerò alla scoperta di uno tra i più bei manga degli ultimi anni (secondo il mio modestissimo parere eheh), aspettando fiduciosa i vostri commenti (spero numerosissimi!!!!).

Allora il manga di cui voglio iniziare a parlarvi si intitola HANAJORI DANGO tradotto in italiano MEGLIO I RAGAZZI CHE I FIORI di Yoko Kamio pubblicato da panini comics dal 2002 al 2007. Brevemente vi riassumo la trama, così da stuzzicare interesse in chi non lo conosce minimamente, mentre per chi ha avuto la gioia di leggerlo sarà un occasione per rinfrescarsi la memoria.

La protagonista di questo manga è Tsukushi Makino un adolescente dei giorni nostri di 17 anni e di famiglia medio - borghese. Studia al liceo Eitoku su imposizione dei genitori desiderosi di elevarsi socialmente ed economicamente, visto che questa scuola è frequentata per lo più dai figli di ricchi industriali e dell’aristocrazia giapponese. Il sogno di Tsukushi è quello di finire al più presto il liceo e di dimenticarsi per sempre di quei compagni ricchi che pensano solo a sperperare il denaro dei genitori,consci di avere un futuro gia assicurato, mentre lei è costretta a sgobbare sui libri e a svolgere diversi lavoretti saltuari,visto che la sua famiglia non naviga in buone acque. Purtroppo per la nostra eroina, i suoi progetti tranquilli di vita vengono completamente sconvolti da una serie di eventi ed equivoci imprevisti quanto drammatici: come la perdita del lavoro da parte del padre, che la porterà a vivere in diversi tuguri con la famiglia, da sola,e anche ad una semi convivenza. Poi l’incontro con i ragazzi più belli e facoltosi di tutto l’Eitoku, gli F4 di cui ne diventerà amica innescando le antipatie e le cattiverie di tutte le ragazze dell’istituto; per non parlare dell’incontro-scontro con il leader degli F4 Tsukasa Domiyoji, una sorta di bulletto che renderà la vita della povera Makino un vero ‘inferno’, a causa dei suoi modi rudi, del suo amore opprimente e invadente per Makino, di sua madre, la terribile “donna d’acciaio’’. Come se non bastasse, la nostra eroina deve districarsi tra i problemi della sua famiglia, i vari spasimanti, le ripicche e gli scherzi crudeli delle compagne e dei nemici degli F4, senza scordarsi i problemi tipici di un adolescente. Insomma un vero pandemonio, ma la nostra Tsukushi nonostante tutto riesce ad andare avanti emergendo da ogni problema a testa alta, perché lei è forte, "come l’erbaccia che cresce sul ciglio della strada e della quale ne porta il nome" come lei stessa dice nel manga.

Allora cari lettori spero di non avervi annoiato..che altro dirvi, mi sembra che il manga si commenti da solo...eheh... scommetto che molti di voi si staranno chiedendo cosa mi sia potuto piacere di questo manga... ebbene signori vi accontento subito. Per prima cosa ritengo che pur essendo apparentemente un manga superficiale, in realtà affronti i problemi della società moderna, inoltre, racchiude la mentalità del nostro vivere quotidiano, un esempio? I problemi legati alla condizione di disoccupazione al precariato o la discrepanza di valori e mentalità, che c’è tra il mondo dei ricchi e il mondo dei "meno abbienti".Vorrei fermarmi soprattutto sulla figura cui ruota tutto il manga ed è quella di Tsukushi, che possiamo definire una moderna cenerentola oppure una moderna Giulietta, visto che il suo amore per Tsukasa (Romeo) è ostacolato più volte dalla famiglia di lui,che la considera ‘non all’altezza dell’erede di una grande potenza industriale, quale è la famiglia Domyoji a causa della condizione economica e sociale della ragazza. Poi sono dell’idea che Makino sia un esempio al quale le giovani ragazzine dovrebbero prendere a modello, poiché Tsukushi è una ragazza molto matura per la sua età, forse anche più dei genitori, sulle cui spalle gravano il peso degli errori e dei problemi famigliari e che dalla vita non chiede mai nulla in cambio, se non una fetta di felicità. Non si tira mai indietro di fronte alle avversità mantenendo sempre fede ai suoi ideali e non scendendo mai a patti con niente e nessuno. Insomma una vera e propria, oserei definire "BRAVA RAGAZZA".Certo che chi ha letto il manga si starà sicuramente chiedendo "va bene elogiarla così, ma perché non parla anche del suo caratteraccio???" …Ebbene amici miei devo ammettere che la nostra eroina è una sorta di maschiaccio, non è per niente femminile, quando l’occasione lo richiede non si fa problemi ad usare le "mani" i "piedi ", la "testa"; inoltre è troppo ingenua, pasticciona ed istintiva nell’agire .Comunque cari lettori sono piccoli dettagli, che non fanno altro che rendere il personaggio molto più simile a Noi, più "umano", in fondo stiamo pur sempre parlando di un eroina moderna…è giusto che abbia dei difetti no?

Bene cari amanti della lettura e della letteratura , la nomade letteraria Ida vi saluta e spera che vi siate divertiti e mi raccomando..Scrivete scrivete scrivete..aspetto i vostri commenti…ciaooooooo!!!!

venerdì 17 ottobre 2008

Primo post in termini... culinari

Divoratori (e semplici assaggiatori) di libri, benvenuti a CARO AMICO TI SCRIVO…, il blog che vuole accompagnarvi nel labirinto della letteratura. Il primo a farvi da "filo di Arianna" sarò io, Matteo. Assieme a me, come vedrete nei prossimi post, ci saranno tanti altri amanti della letteratura, che vi proporranno, si spera, degli ottimi “cibi per la mente”.

Per tutti i blog il primo post è come un soufflé, a volte viene bene, a volte viene male. Leggendo queste prime righe, potreste pensare che io vi consigli un semplice libro di ricette… ebbene, vi sbagliate di grosso!

Il libro che voglio consigliare a voi, amanti della lettura, della buona tavola e dei convegni d'amore, è Ricette immorali di Manuel Vázquez Montalbán. L'autore, noto ai lettori di tutto il mondo per la serie di romanzi sul detective-gourmet Pepe Carvalho, ha raccolto in questo trattato eno – gastronomico - sessuale ben 62 ricette di alta cucina, accuratamente selezionate e commentate, che rappresentano per lui una "scommessa su un'altra morale possibile, su una morale edonista alla portata di coloro che credono in una felicità immediata, basata sull'uso e persino sull'abuso di saggezze innocenti: saper cucinare, saper mangiare, cercare di imparare ad amare".

Le Ricette immorali includono piatti di facile realizzazione come le Uova Bella Vita o il classico Pane e pomodoro (che troverete alla fine del post), pietanze più elaborate come le Animelle di vitello Trianon o l'Astice all'armoricana, ma anche manicaretti che appartengono alla storia della gastronomia e che difficilmente si possono assaggiare nei ristoranti come il Guanciale della Bella Aurora creato dal giurista-gastronomo Anthelme Brillat-Savarin in onore di sua madre.

Nel presentarci queste variegate ricette che spaziano dagli antipasti ai dessert, l'intento di Vázquez Montalbán è di inculcare nel lettore "l'abitudine di cucinare per raccogliere in seguito i frutti dell'amore", suggerendoci più o meno esplicitamente di concludere in camera da letto il discorso iniziato tra pentole e fornelli. L'autore si diverte a fare delle associazioni gastronomico - sessuali, perché "come esistono associazioni di idee, esistono pure le associazioni commestibili tra quanto offre il piatto e quanto offre il letto". E se per "una partner bionda, con carni molli e denti radi" è consigliabile del fegato di pollo gratinato con spinaci, con una rossa "dalla psicologia complicata e un po' letteraria" non c'è niente di meglio delle frittelle ai fiori di zucca. Per le coppie stabili e più convenzionali sono invece preferibili i dessert, soprattutto la pasticceria, mentre per "stuzzicare le zone più addormentate dell'uomo e della donna" si può provare il Mole poblano, un ragù di tacchino molto piccante frutto dell'ispirazione di una monaca spagnola. Ma Montalbán cerca di andare oltre l'universo eterosessuale e dopo "un coscienzioso sforzo di immaginazione e di verifica" ci offre anche alcune varianti omosessuali delle sue ricette.



Ricetta - PANE E POMODORO

pane
pomodori maturi
olio
sale

Fette di pane casereccio, con mollica, del giorno prima. Pomodori maturi tagliati a metà e sfregati sul pane dove lasciano i semi, l'acquetta e la polpa strappata dalla ruvidità del pane. Sale ben distribuito: deve essere umido.
Un filo d'olio. Prendere ogni fetta di pane con le dita dalla parte della crosta, stringerla e lasciarla poi andare in modo che l'olio si sparga liberamente.

È indispensabile che tutti gli esseri e tutti i popoli saggi della terra capiscano che pane e pomodoro è un paesaggio fondamentale dell'alimentazione umana. Piatto peccaminoso per eccellenza perché comprende e semplifica il peccato rendendolo accessibile a chiunque. Piatto peccaminoso in quanto può significare un'alternativa a tutto ciò che è trascendente, se diventa cultura della negazione. Non fate la guerra ma pane e pomodoro. Non votate per la destra ma mangiate pane e pomodoro. No alla NATO e sì al pane e pomodoro. Ovunque e sempre.
Pane. Pomodoro. Olio. Sale.
E dopo l'amore, pane e pomodoro e un po' di salame.